L’Homo Sapiens conquistò il mondo grazie soprattutto al suo linguaggio unico.
Ogni animale ha un suo tipo di linguaggio.
Fossero o no colpevoli, non appena i Sapiens arrivavano in un nuovo territorio, la popolazione nativa dopo un po’ si estingueva.
Gli ultimi resti di Homo Soloensis sono databili a circa 50.000 anni fa.
L’Homo Denisova scomparve poco tempo dopo.
I Neanderthal uscirono di scena approssimativamente 30.000 anni fa.
La nuova perizia di linguaggio che i Sapiens acquisirono circa 70.000 anni fa consentì loro di chiacchierare per ore senza interruzione.
Il fatto di avere informazioni attendibili riguardo agli individui di cui ci si poteva fidare dette l’opportunità di ampliare i ranghi del gruppo, e i Sapiens poterono sviluppare più stretti e più sofisticati tipi di cooperazione.
Ecco perché agli umani furono necessarie centinaia di migliaia di anni per compiere questi passi. 2.000.000 di anni fa le mutazioni genetiche avvennero con la comparsa di una nuova specie umana, detta Homo Erectus.
La sua venuta fu accompagnata dallo sviluppo di una nuova tecnologia negli utensili di pietra, ora riconosciuta come caratteristica distintiva di questa specie. Finché l’Homo Erectus non attraversò ulteriori mutazioni genetiche, i suoi utensili di pietra restarono praticamente gli stessi – per quasi due milioni di anni!
I Sapiens sono stati capaci di trasformare il loro comportamento molto velocemente, trasmettendo ogni volta i nuovi comportamenti alle generazioni successive senza alcun bisogno di mutamento genetico o ambientale.
Non essendo capaci di comporre una storia, i Neanderthal, anche se numerosi, non potevano cooperare efficacemente, né potevano adattare il loro comportamento sociale a situazioni che cambiavano continuamente.
Se si cerca di mettere insieme migliaia di scimpanzé in centro New York, in Piazza San Pietro a Roma o nella sede delle Nazioni Unite, il risultato sarebbe un pandemonio.
I Sapiens, invece, si radunano regolarmente a migliaia in questi posti.