Non solo via terra


Nonostante la mancanza di prove archeologiche, anche alcuni navigatori polinesiani potrebbero aver raggiunto le coste meridionali del Nuovo Mondo poiché navigatori esperti in grado di compiere una simile traversata: chi sostiene questa possibilità spiega in questo modo la presenza della patata dolce, originaria del Sudamerica, nelle isole della Polinesia.
Così suggeriscono d’altronde i recenti rinvenimenti, nelle californiane Channel Islands di Santa Rosa e San Miguel, di punte di lancia in pietra destinate alla caccia marina (che rivelano una lavorazione più raffinata rispetto a quelle di Clovis) e manufatti a forma di mezzaluna, utilizzati per la caccia ravvicinata di volatili.
Secondo l’antropologo John M. Erlandson dell’Università dell’Oregon e il collega Torben C. Rick della Southern Methodist University di Dallas, sul finire dell’ultima era glaciale il livello del mare lungo la California era settanta metri più basso rispetto a oggi, tanto da permetterne la navigazione.
Poiché le Channel Islands distano più di dieci chilometri dalla costa, gli antichi americani dovevano necessariamente possedere imbarcazioni in grado di solcare quelle acque agitate.
Che questi antenati provenissero da terre lontane lo pensa anche l’antropologo Todd Braje della Humboldt State University della California, partendo dal presupposto che le punte di lancia trovate nelle Channel Islands sono incredibilmente simili a manufatti rinvenuti in Giappone (in un sito risalente al 17.000 a.C.) e sulla penisola russa del Kamchatka (lungo le sponde di un fiume, databili al 15.000 a.C.). L’ipotesi è che quel periodo storico possa essere stato caratterizzato da ondate migratorie dal Giappone e dalla Russia in direzione del continente americano, non solo con i ponti di terra dello Stretto di Bering ma anche con la navigazione lungo le coste.