Età Moderna

Non c’è pieno accordo fra gli studiosi sulla data d’inizio dell’Età moderna e sulla sua fine.
Alcuni scelgono come avvenimento di passaggio fra Medioevo e Età Moderna la Scoperta dell’America, che dà inizio all’espansione europea nel mondo.
Altri indicano la data del 1453, l’anno in cui i Turchi Ottomani, conquistando Costantinopoli, decretano la caduta dell’impero romano d’oriente.
Quanto alla fine dell’epoca, tradizionalmente essa viene collocata tra la fine del 1700 (Rivoluzione Francese) e la metà del 1800 (1848, ovvero l’anno in cui dilagarono in tutta Europa i Moti del ’48).

Nuove rotte

Gli Stati europei nel XV e XVI sec. finanziarono viaggi ed esplorazioni geografiche, spinti da una politica di potenza e da motivazioni di ordine economico.

Le miniere sudanesi che avevano fornito oro all’Europa sin dal Medioevo si erano ormai quasi esaurite. La crescita degli scambi commerciali con le Indie rese urgente alla fine del XV sec. l’apertura di una via marittima intorno all’Africa che desse accesso all’Oceano Indiano, aggirando l’Impero ottomano.

Le recenti invenzioni tecniche e il perfezionamento della bussola garantivano una navigazione sempre più sicura. La casuale scoperta del continente americano a opera di Cristoforo Colombo diede il via alla colonizzazione di vasti territori ricchi di oro e metalli preziosi e alla evangelizzazione di antiche e sconosciute civiltà.

Giunsero in Europa dalle Americhe nuovi prodotti come il mais, la patata, il pomodoro, il cacao, destinati in seguito a entrare nell’uso comune. Le nuove rotte commerciali ponevano in evidenza i porti atlantici segnando l’inizio della decadenza del Mediterraneo e di Venezia: l’economia stava per diventare mondiale.

LE SCOPERTE GEOGRAFICHE

Viaggi verso l’Asia meridionale

  • (rotta di sudest)

Bartholomeu Dias (1487-1488): doppia capo Agulhas.
Vasco da Gama ( 1497-1499): doppia il capo di Buona Speranza e raggiunge Calicut in India.
Pedro Alvarez Cabral ( 1500): awista le coste del Brasile, attraver­sa l’Atlantico e raggiunge l’India.
Louis de Bougainville ( 1766-1769): attraversa l’oceano Pacifico e quello Indiano.

Viaggi verso l’Asia meridionale

  • (rotta di sudovest)

Ferdinando Magellano (1519-1522): prima circumnavigazione della Terra.

Viaggi verso le Americhe

  • (rotta ovest o di sudovest)

Cristoforo Colombo ( 1492-1493): approda su un’isola delle Bahamas, esplora le coste di Cuba ed Espanìola; (1493-1494): esplora la costa sud di Cuba; (1498): sco­pre Trinidad e la costa venezuelana;
( 1502-1504): esplora le coste di Honduras, Nicaragua e Panama.

Alonso de Ojeda/Amerigo Ve­spucci ( 1499-1500): raggiungono le coste amazzoniche e ritornano lungo la Guiana e il Venezuela;
Amerigo Vespucci (1501 ): costeg­gia Brasile, Uruguay e Argentina.

  • rotta di nordovest

Giovanni Caboto ( 1497): scopre l’isola di Terranova.
Gaspar Corte Real (1500): tocca la punta meridionale groenlandese.
Sebastiano Caboto ( 1509): co­steggia la costa nordamericana.
Giovanni da Verrazzano (1524): esplora la costa nordamericana.
Giacomo Cartier (1534-1535): esplora il golfo del San Lorenzo.
Martin Frobisher (1574): raggiun­ge l’isola di Baffin.
John Davis (1587): esplora le co­ste occidentali della Groenlandia.
Henry Hudson ( 1610): raggiunge la baia omonima.
Robert Blyot/William Baffin ( 1616): esplorano la baia di Baffin.

Viaggi verso l’Asia

  • rotta di nordest

Hugh Willoughby/Richard Chancellor (1553): doppiano capo Nord e giungono ad Arcangelo.
William Barents ( 1596-1597): raggiunge l’isola degli Orsi e le Spit­zbergen.

Altri viaggi

Alfonso di Albuquerque (1503-1513): occupa Goa, in India, e i piccoli stati della Malacca.
San Francesco Saverio ( 1540-1552): missionario in Giappone.
Francis Drake (1577-1580): giun­ge in California, attraversa il Pacifico e doppia il capo di Buona Speranza.
Abel Tasman ( 1642-1643): esplo­ra il Pacifico meridionale e raggiun­ge la Tasmania.
Jean-François de la Pérouse (1785-1788): doppia capo Horn, raggiunge l’isola di Pasqua, le San­dwich e l’Alaska, tocca Macao, le Filippine, la Kamcatka e l’Australia.
Vitus Bering (1725-1729): dimo­stra che America e Asia sono sepa­rate; ( 1740-1741 ): tocca le coste fra America del nord e Asia.
James Cook (1768-1771): esplora Tahiti, la Nuova Zelanda, l’Australia; (1772-1775): scopre le isole Mar­chesi, le Nuove Ebridi, la Nuova Caledonia e tocca la Nuova Zelan­da; (1776-1779): risale il Pacifico e viene ucciso alle Hawaii.

Le Americhe

All’arrivo degli europei, secondo le stime più recenti, vivono in America dai 40 agli 80 milioni di indigeni.

Discendenti delle popolazioni asiatiche che durante l’era glaciale hanno attraversato lo stretto di Bering, essi popolano tutto il continente, ma l’esiguità del loro numero rispetto alla vastità dei territori ha limitato gli scambi culturali fra i vari gruppi.

I Maya all’arrivo degli spagnoli vivono nella penisola dello Yucatan, ormai privi di ogni unità politica dopo secoli di splendore. Gli Aztechi, invece, controllano un impero esteso dal Messico al Guatemala che all’arrivo dei conquistadores è al culmine della potenza.
Sulle Ande, dalla Colombia al Cile, dominano gli Incas.

Nel 1519 Fernando Cortés, con 400 uomini e in soli tre mesi, conquista l’impero azteco che conta 20 milioni di abitanti. Fra il 1527 e il 1544 gli spagnoli sconfiggono i Maya.
Nel 1531 Francisco Pizarro con 180 uomini e pochi cavalli sbarca in Perú e si impadronisce dell’impero degli Incas. A partire dal 1530 i portoghesi iniziano la colonizzazione del Brasile.
La rapida conquista degli imperi americani è possibile grazie allo sviluppo tecnologico raggiunto dagli europei.
Con armi da fuoco, corazze, balestre e cavalli gli spagnoli vengono identificati con le leggendarie divinità locali.
L’arrivo dell’uomo bianco, che scardina il sistema sociale ed economico e diffonde malattie europee del tutto sconosciute, determina un calo del 90% della popolazione americana.

Nel 1570, nelle colonie spagnole e portoghesi ci sono 260 000 schiavi africani. Nel XVII secolo inglesi e olandesi, dopo anni di pirateria, fondano le prime colonie nelle isole dei Caraibi.
Fra il 1620 e il 1640 i puritani inglesi si insediano nell’America settentrionale: nasce un sistema coloniale basato su una relativa libertà dalla madrepatria.
I francesi si fermano dapprima nelle Piccole Antille e a Santo Domingo, poi si spingono verso il nord e fondano Montréal.
Nel 1686 l’impero coloniale francese si estende dal golfo del Messico all’Arkansas, ma è scarso lo sfruttamento di quelle terre e l’insediamento di coloni.
La vitalità europea è riassunta in un dato: nel 1600 risulta esplorato circa il 40% del globo (32% delle terre emerse), nel 1800 l’83% (60% delle terre emerse).

“Ammazzavano, ardevano e facevano perire sulle graticole gli indiani, quando non li gettavano in pasto ai cani feroci: per poi opprimere, vessare e torturare i superstiti nelle miniere e con altri lavori, fino alla consumazione e all’annientamento di tutti quegli sciagurati innocenti. V’erano in San Juan e alla Jamaica più di seicentomila anime, forse più di un milione, e non sono rimaste oggi nemmeno duecento persone per isola.”

Bartolomé de Las Casas, a proposito della colonizzazione spagnola

La situazione in Europa

L’incremento della popolazione non si fonda su innovazioni delle tecniche agricole
o su miglioramenti delle condizioni igienico-sanitarie, ma soltanto su una maggiore disponibilità di risorse alimentari. L’economia cinquecentesca è infatti fortemente radicata nelle campagne dove vive il 90% della popolazione, dedito ad attività agricole e artigianali. Le città sono però in espansione grazie alla diffusione di attività: manufatturiere, navali, tipografiche, mercantili e bancarie.
Nella prima metà del secolo l’aumento della popolazione incentiva lo sfruttamento della terra: dissodamenti e bonifiche dei terreni incolti e malsani, diboscamento delle zone montane.

In Inghilterra si avvia il fenomeno delle enclosures, le recinzioni delle terre comuni da destinarsi alla coltivazione intensiva. Novità nell’agricoltura e nell’alimentazione verranno anche dalla scoperta dell’America, destinata ad avere profonde ripercussioni sull’economia europea.

La crescita della popolazione europea agli inizi del Cinquecento non è ancora riuscita a colmare i vuoti provocati dalla peste del 1348 e dalle devastazioni della Guerra dei Cent’anni.
La situazione demografica si presenta con lievi differenze nei vari Paesi: emerge come tratto comune una maggiore mobilità della popolazione, conseguenza di una società più aperta di quella medievale all’ascesa sociale e alla mobilità dei ruoli.

In Spagna l’emorragia provocata dalla cacciata degli Ebrei (1492-1496) era stata compensata dal grande incremento della popolazione castigliana.

In Portogallo l’aumento della popolazione era coinciso con la migrazione interna verso le ricche zone costiere, soprattutto verso la capitale Lisbona.

La Francia, con una popolazione valutata attorno ai 19 milioni di abitanti, è il Paese più popoloso d’Europa.

Nella penisola italiana la situazione risulta contraddittoria: alla staticità della Toscana si contrappone la vistosa crescita che si riscontra nelle altre zone, in particolare nelle isole; il tasso di urbanizzazione è molto alto, tanto che ben cinque città italiane superano i centomila abitanti: Genova, Venezia, Milano, Napoli e Palermo.

La popolazione dell’area germanica, anch’essa in crescita, si concentra invece soprattutto in piccoli villaggi e nei borghi. Simile a quella tedesca è la situazione delle Isole Britanniche, dove l’unica grande città è la capitale, Londra.

Densamente abitate sono invece le Fiandre, unico caso in cui la popolazione urbana supera nettamente quella rurale; imponente è la crescita di Amsterdam destinata a raggiungere il suo periodo d’oro nel secolo successivo.

Grande è lo sviluppo demografico anche nei Paesi balcanici e in Polonia, unica nazione a non aver risentito della crisi del Trecento.

Più a est l’importante sviluppo demografico della Russia coincide con l’espansione e la colonizzazione dei territori del nord.

Il fenomeno dell’urbanizzazione riguarda quasi esclusivamente Paesi come l’Olanda e l’Italia; alcuni Paesi come la Francia, le Isole Britanniche e l’Impero hanno una situazione piuttosto statica, nell’Est europeo sono ancora vasti le zone da disboscare e i territori da colonizzare.

13 Settembre 1515

La Battaglia dei giganti

Lo scontro decisivo per il possesso del Ducato di Milano si svolse a Marignano, alle porte della città, tra francesi e svizzeri. A definirla La Battaglia dei Giganti fu il condottiero Gian Giacomo Trivulzio, milanese al servizio della Francia, che nonostante la lunga esperienza militare confessò di non aver mai partecipato a uno scontro così …

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