Nella grotta di Bacho Kiro, in Bulgaria, è stato individuato un fossile di Homo Sapiens risalente a oltre 45.000 anni fa: è la più antica evidenza diretta della presenza della nostra specie in Europa.
La nuova ricerca ha permesso di portare alla luce un gran numero di nuovi reperti, tra i quali un dente e cinque frammenti ossei che, grazie all’analisi del DNA mitocondriale, sono stati attribuiti ad esemplari di Homo Sapiens.
La datazione del reperto è stata realizzata grazie ad un team specializzato in datazioni al radiocarbonio ad altissima precisione guidato dalla professoressa Sara Talamo dell’Università di Bologna. La campagna di ricerca è stata coordinata dal Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthropologie (Germania).
Oltre ai resti umani, i ricercatori hanno anche scoperto una vasta gamma di strumenti in pietra, insieme a manufatti ossei di 23 diverse specie animali, tra cui pezzi sagomati come pendenti fatti dai denti degli orsi delle caverne, che ricordano i disegni noti per essere stati successivamente prodotti dai Neanderthal nelle grotte di Renne ad Arcy-sur-Cure, in Francia.
Un elemento che conferma la teoria dei contatti e degli scambi, anche culturali, avvenuti tra sapiens e la popolazione in declino di Neanderthal.
“L’analisi al radiocarbonio conferma che questi fossili risalgono alla fase iniziale del Paleolitico superiore e rappresentano quindi la più antica testimonianza diretta della presenza della nostra specie in Europa”, afferma la professoressa Talamo.
“La maggior parte delle ossa di animali che abbiamo datato hanno segni di modificazione da parte dell’uomo, ad esempio segni di macellazione”, dice Helen Fewlass, dottoranda della professoressa Talamo. “Questi dati, insieme alle datazioni dirette delle ossa umane, ci forniscono un quadro cronologico molto chiaro di quando l’Homo Sapiens ha occupato per la prima volta questa grotta, nell’intervallo tra 45.820 e 43.650 anni fa, e potenzialmente già 46.940 anni fa”.
“Questa prima ondata precede ampiamente ciò che ha portato l’uomo di Neanderthal all’estinzione finale in Europa occidentale 8000 anni dopo “, afferma Jean-Jacques Hublin, direttore del Max Planck Institute.
Le grotta di Bacho Kiro rappresenta il più grande set di dati di un singolo sito paleolitico mai realizzato da un gruppo di ricerca, ma sono anche i più precisi in termini di intervalli di errori.
I risultati della ricerca sono stati pubblicata sulle riviste Nature and Nature Ecology & Evolution.