Nei pressi di “Porta Aurea“, l’accesso nord della città antica di Paestum, sono riemersi parte della pavimentazione e blocchi in calcare locale di uno dei due pilastri su cui poggiava l’arco della porta. La scoperta nel corso dei lavori pubblici per il rifacimento della linea elettrica.
La Porta Aurea, una delle più importanti, proteggeva a nord le mura di Paestum. Precisamente, si trattava di uno dei quattro ingressi (uno per ogni punto cardinale) alla colonia, innalzato tra il quarto e terzo secolo avanti Cristo.
Sopravvissuta nei millenni, ritratta in più mappe e disegni, fu spazzata via nel 1829 per i lavori di costruzione alla strada rotabile borbonica (l’attuale via Magna Grecia).
Immediato il sopralluogo degli archeologi della Soprintendenza che hanno rivisto il progetto iniziale per far luce su questa porzione delle mura di Paestum, finora sconosciute se non da vecchie piante dell’Ottocento.
“Da circa un anno stiamo lavorando intensamente lungo le mura di Paestum, uno dei complessi difensivi meglio conservati dell’Italia antica, lungo circa 5 km – racconta il direttore, Gabriel Zuchtriegel – I lavori di pulizia e restauro del tratto ovest delle mura ci hanno fatto scoprire un tempietto dorico in una zona periferica della città antica. È il momento di unire tutti i tasselli in un più ampio progetto di valorizzazione della città antica”.
Situato a sud-est del Golfo di Salerno, nella parte meridionale della Piana del Sele, Paestum è un sito archeologico di estrema importanza, riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.Il sito si trova nel Comune di Carpaccio in Provincia di Salerno.
Fondata dai Greci intorno al VII sec. a.C. con il nome di Poseidonia, Paestum fu successivamente occupata dai Lucani finché, nel 273 a.C., Roma ne fece una florida colonia, dandole il nome attuale.
L’inizio del medioevo segnò il suo irreversibile declino.
Oltre al valore culturale, l’importanza di Paestum è legata all’ottimo stato di conservazione dei beni, a cominciare dalle mura di cinta, costruite dai Greci e poi rafforzate dai Lucani e dai Romani.
Ciò che colpisce di più è la visione di tre maestosi templi inseriti in una verde pianura, che riflettono una luce diversa a seconda delle ore e delle stagioni.
Tanti scrittori, poeti e artisti come Goethe, Shelley, Canova e Piranesi sono rimasti affascinati da questo spettacolo che si è rivelato per loro fonte di ispirazione.
Questi grandi edifici costituiscono uno straordinario esempio di stile dorico.
Il Tempio di Hera, risalente al VI sec. a.C., è il più antico.
Il Tempio di Nettuno (V sec. a.C), si presenta come una grandiosa costruzione in travertino, di un caldo colore dorato che varia di tonalità nelle diverse ore della giornata. E’ un vero gioiello di architettura dorica: maestoso e al contempo elegante.
Il Tempio di Cerere (VI sec. a.C.), in realtà dedicato alla dea Athena, in epoca medievale fu trasformato in chiesa e custodisce, addossate al muro esterno, tre tombe cristiane.