I Fenici


Intorno al 2000 a.C., i Fenici abitavano nelle terre dell’attuale Libano e in una piccola parte della Siria; in seguito, hanno occupato anche altri territori lungo le coste del Mediterraneo.
I Fenici non avevano uno Stato unitario. Infatti le loro città erano indipendenti, ognuna con il proprio re e i propri dèi, ma avevano la stessa lingua e le stesse usanze. La civiltà fenicia raggiunse il periodo di maggiore sviluppo tra il 1200 a.C. e il 500 a.C.

In Fenicia la terra coltivata era scarsa. L’unica ricchezza naturale che i Fenici avevano era il legno delle foreste: con il legno costruivano delle grandi navi.
Con le navi i Fenici andavano a cercare le materie prime in territori al di fuori del loro Paese.
Quando ritornavano in patria trasformavano le materie prime in merci e oggetti che poi rivendevano ad altri popoli: i Fenici divennero abili artigiani.
Producevano oggetti molto pregiati, come coppe e piatti in bronzo, pettini, scatole e mobili d’avorio.
I Fenici producevano il vetro e lo hanno portato in tutto il Mediterraneo.
Un altro prodotto molto famoso e prezioso fabbricato dai Fenici erano i tessuti colorati con la porpora. La porpora si estraeva da un mollusco, il murice. Per tingere un solo tessuto servivano migliaia di molluschi. I colori che si ottenevano andavano dal violetto al rosso intenso.
Probabilmente il nome Canaan voleva dire “tintura di porpora”. La porpora, come sai già, era una sostanza che tingeva i tessuti. Noi però conosciamo e chiamiamo questo popolo “Fenici”.
Gli antichi Greci (un altro antico popolo che studierai l’anno prossimo) li chiamavano Phoinikes, che voleva dire “popolo della porpora”.

Uno dei più importanti contributi dei fenici alla storia della cultura occidentale fu l’alfabeto. Vengono attribuiti loro anche l’introduzione della tinta purpurea, chiamata porpora di Tiro, e l’invenzione del vetro. Le loro manifatture, in particolare quella dei tessuti e delle tinture, la lavorazione dei metalli e del vetro erano molto celebri nel mondo antico. Ciascuna città fenicia era posta sotto la protezione di una particolare divinità (Baal,”il Signore”), a cui era dedicato il più importante luogo di culto urbano. I Fenici, per i loro commerci, avevano bisogno di un sistema semplice e rapido per registrare le merci vendute e acquistate.
Le scritture fino a quel tempo conosciute e usate (la cuneiforme e la geroglifica) erano, infatti, molto difficili da imparare.
I Fenici hanno cambiato e reso più semplici queste scritture:

● hanno collegato i suoni della voce umana a una ventina di segni scritti;
● poi hanno unito i segni per formare le parole: avevano così inventato l’alfabeto.

L’alfabeto fenicio si scriveva da destra a sinistra.
Gli scribi scrivevano soprattutto su fogli di papiro, ma non solo: scrivevano anche su legno, cuoio, pezzi di terracotta e lamine di metallo.
I Fenici hanno diffuso l’alfabeto presso i popoli con i quali avevano rapporti commerciali.[

Non molto si sa sulla storia delle città fenicie nei sec. XII-X a. C.: di Biblo parlano il racconto egiziano di Wenamon e una serie di epigrafi regie locali.
Testi assiri (Tiglatpileser I) danno notizie su Arwad e la Fenicia settentrionale.
L’Antico Testamento parla del re di Tiro Ḥīrām.
Già nel sec. XI si sviluppò la navigazione fenicia nel Mediterraneo, alla ricerca di metalli, verso Cipro, la Sardegna e la Spagna.
Le date della tradizione greca per la fondazione delle prime “colonie” (Cadice 1110, Utica 1101) si riferiscono a queste antiche spedizioni mercantili. La crescente pressione militare dell’Assiria (divennero province assire: nel 743 la Fenicia settentrionale con capitale Sumura, nel 677 la Fenicia centrale con capitale Sidone, nel 671 la Fenicia meridionale con capitale Usu) e lo sviluppo commerciale e coloniale delle città greche persuasero i Fenici a passare dalla navigazione mercantile con punti d’appoggio alla fondazione di vere colonie di popolamento: Cartagine; Mozia, Palermo, Solunto (Sicilia); Cagliari, Nora, Sulcis, Tharros (Sardegna); nella Spagna meridionale e nelle Baleari. Le colonie si resero autonome e si organizzarono sotto il predominio di Cartagine.

Le città della Fenicia invece, dopo il duro periodo di dominazione assira e babilonese, si ripresero nei sec. VI-IV sotto l’Impero persiano, interessato a mantenere buoni rapporti per usufruire della flotta fenicia nelle guerre contro i Greci.
Alla metà del sec. IV però la penetrazione commerciale e culturale greca in Oriente e sintomi di crisi dell’Impero persiano determinarono rivolte delle città fenicie, cosicché la spedizione di Alessandro Magno fu accolta con favore (a esclusione di Tiro espugnata nel 333 a. C.). Con l’inserimento nei regni ellenistici, la Fenicia, esposta alla penetrazione economica, demografica e linguistica greca, cessò di avere una storia autonoma.

La capitale della carta di papiro

Gli antichi Egizi inventarono la carta di papiro.
Furono però i Fenici a farla conoscere ai popoli dell’antichità.
Biblo era la città fenicia nella quale si commerciava il papiro.
Gli antichi Greci chiamarono biblo i rotoli di papiro, dal nome del luogo da cui li acquistavano.