Luciano Di Lello, abruzzese emigrato a Parigi, inventò “il casco protettivo Lucien”, oggi obbligatorio per tutti i motociclisti.
Parigi, verso la fine del XIX secolo. Di Lello faceva il calzolaio, e forniva le scarpe da ballo al teatro dell’Opera di Parigi.
La svolta che lo portò ad inventare il casco protettivo va collocata attraverso due eventi: quello della frequentazione di Alessandro Anzani, il celebre motociclista ed inventore del motore a tre cilindri, e la tragica morte di un figlio di Di Lello, il quale morì investito a Parigi da un tram a cavallo.
Ma com’era costituito, questo casco protettivo, il quale fu indossato oltre che da Anzani in una corsa ad Arras, anche dal grande pilota Albert Clement , in una corsa in America, poi dal primo uomo che oltrepassò i cento chilometri all’ora con un’auto, ovvero il “diavolo rosso” Camille Jenatzy , e che salvò da una caduta il pilota Guignard, mentre era lanciato a 95 chilometri all’ora durante una corsa al Parco dei Principi di Parigi?
Si trattava di un “mephisto”, il cosiddetto casco dei piloti d’aeroplano (il casco di Di Lello era infatti idoneo per i piloti d’aereo, di moto e di auto), implementato di un altro strato di cuoio, con delle molle inserite tra il primo e il secondo stato.
Poi aveva una visiera rigida e una protezione che scendeva dalle tempie fino ai bordi degli occhi.
Il casco venne chiamato “Lucien”, dal nome dell’autore, il quale fu insignito di una medaglia d’oro, oggi custodita presso alcuni famigliari che vivono negli Stati Uniti.
Molte informazioni si sono perse, poiché Parigi fu bombardata durante la seconda Guerra Mondiale.