▶️ Si tratta di una pasta fresca che non prevede tra gli ingredienti le uova e quindi di difficile lavorazione. Sono lunghe striscioline arrotolate su loro stesse e annodate al centro.
▶️ Sono tipici della Romagna.
Ma le ricette e le forme di strozzapreti sono differenti tra Regione e Regione: gli strangolapreti trentini e gli sturzapreti corsi, gli strozzapreti napoletani, pugliesi e calabresi (che sono in realtà gnocchi). In Umbria la ricetta richiama gli strangozzi; in Lazio e in Abruzzo sono degli spaghettoni.
▶️ Grazie ai sonetti di Giuseppe Gioachino Belli si sa che erano già conosciuti dal XVIII secolo e che sono stati in passato un piatto tipico per feste e occasioni importanti.
▶️ Dal punto di vista storico ricordiamo che a quei tempi la Romagna era una terra molto povera. A riscuotere le tasse erano i preti che, spesso, si presentavano all’ora di pranzo.
▶️ Una delle leggende create dunque per motivare l’origine del nome si rifà alla tradizione secondo cui le donne romagnole preparavano questo tipo di pasta per offrirla al prete del paese, mentre i mariti, costretti a consumare la solita minestra, gli auguravano di strozzarsi.
▶️ Il Belli tesse le lodi di un prete che divora questa pasta “…de strozzapreti cotti cor zughillo”, descritti come “cannelletti di pasta prosciugata, lunghi un pollice”.
Nel sonetto “La scampagnata”, il prelato mangia famelicamente a sbafo di una famiglia contadina che l’ha invitato. La pasta è condita con formaggio grattugiato, pepe e butirro (burro), poi arricchita dal zughillo napoletano, un sugo di stufato di carne, dove erano ripassati dopo essere stati bolliti in acqua, piuttosto che cotti nel sugo.
▶️ Non è però l’unica tesi. Nel libro “La cucina romagnola”, del 1995, il gastronomo Graziano Pozzetto fa derivare il nome della pasta dal movimento deciso con cui l’azdora (la donna di casa romagnola, colei che comanda in casa) prepara la pasta, attorcigliandola, movimento necessario per ottenere gli strozzapreti.
La donna nel prepararli doveva provare una grande rabbia, dal momento che le uova erano consegnate al prete e a lei rimaneva l’ingrato compito di fare la pasta senza il loro apporto. Nel nome c’era tutta l’insofferenza romagnola nei confronti del dominio pontificio.
▶️ Più macabra è la leggenda che paragona la pasta ai lacci per scarpe usati ai tempi dello stato pontificio in epoca anticlericale per strangolare i preti.
▶️ Lasciando da parte i preti e il loro collo, il termine strozzapreti, o strangolapreti, potrebbe avere un’origine etimologia più prettamente linguistica.
Tutto si farebbe risalire al verbo greco straggalào, arrotolare, e prepto, incavare: azioni riferite all’operazione di arrotolamento e incavatura della pasta. Da qui potrebbe derivare il sostantivo strangulapriévete. Tramandato e tramutato inizialmente in forma orale con il termine strozzaprete.
▶️ Che differenza c’è tra trofie e strozzapreti?
Le trofie sono un tipo di pasta a base di semola e acqua mentre gli strozzapreti si preparano con la farina al posto della semola.
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