La nascita dei Comuni


La libertà di disporre dei propri beni e del proprio lavoro era indispensabile al normale svolgimento dell’attività di mercanti, uomini d’affari e artigiani. Era naturale, perciò, che essi cercassero di sottrarsi al potere dei signori laici ed ecclesiastici, che si estendeva ai borghi quando questi non erano che appendici della campagna. Ma il movimento per l’autonomia cittadina fu stimolato anche dai mutamenti avvenuti nelle campagne e dalla trasformazione del regime feudale. La riduzione della grande proprietà ecclesiastica, il frazionamento della «riserva» dominicale, la diminuzione della servitù, la conquista e il dissodamento di nuove terre favorirono la formazione di nuovi proprietari terrieri e nobili minori, che furono spesso tra i promotori delle lotte dalle quali ebbe origine l’autonoma organizzazione delle città. Si sviluppò così un movimento politico che, senza proporsi di abbattere il sistema feudale e di trasformare tutta la società, mirava ad ottenere il riconoscimento giuridico e politico dell’autonomia cittadina. I cittadini volevano le loro leggi, i loro tribunali, organismi amministrativi e politici retti da loro stessi.

Cominciarono col riconoscere la comunanza dei loro interessi e la necessità di essere solidali, e si associarono legandosi gli uni agli altri con giuramento. Questa associazione privata, che fu originariamente il Comune, nacque per affermare le rivendicazioni cittadine nei confronti del signore e per elaborare in modo autonomo le norme (statuti) che dovevano regolare la vita delle città.
Il tessuto urbano era costituito da quattro categorie di persone:

– i nobili, prevalentemente proprietari terrieri, chiamati magnati
– la ricca borghesia che comprendeva i banchieri o i proprietari di attività manifatturiere costituiva il popolo grasso
– la piccola borghesia, rappresentata dagli artigiani, era definita popolo minuto
– i lavoratori a giornata delle campagne o delle attività artigianali, cioè gli operai

Una rappresentanza autorevole era costituita dal clero poiché la città era la sede in cui risiedeva il vescovo, infine vi erano gli “emarginati”, i poveri, i mendicanti e i malati.
L’organizzazione politica delle città si andò trasformando e i rappresentanti dell’alta borghesia si unirono in associazioni mediante un giuramento collettivo, definito con il termine coniuratio.
Le istituzioni autonome, le leggi e la possibilità di coniare monete proprie rendevano il Comune simile ad uno Stato ma il potere proveniva dal basso quindi si diversificava dal potere imperiale o del papato che invece evidenziava un potere che scendeva dall’alto.
Le istituzioni comunali si andarono diffondendo soprattutto nel Centro Nord e nel Nord Europa.
Le città tra l’altro, estendevano il loro potere sulle campagne circostanti, il contado e questo a causa della debolezza del potere imperiale.
Generalmente dopo la coniuratio venivano eletti i consoli spesso due ma a volte più di due.
Essi avevano la funzione di amministrare la giustizia, dal punto di vista fiscale e avevano anche compiti militari oltre che diplomatici: la loro carica durava un anno.
Un’assemblea popolare, che esercitava la funzione legislativa e che eleggeva i consoli, chiamata Consiglio, era eletta tra le famiglie più ricche e comunque più influenti della città.
Infine l’Arengo era l’assemblea della totalità dei cittadini, convocata in occasioni particolari.
Ogni Comune aveva un proprio Statuto, che ne fissava i fondamenti giuridici.
Si verificò una evoluzione del Comune verso la fase podestarile, nella quale i Consoli vennero sostituiti con un podestà, chiamato dall’esterno per garantire una imparzialità nel dirimere le controversie tra le diverse fazioni cittadine e con una carica limitata ad un periodo di sei mesi o un anno.
Il popolo tuttavia non si sentiva tutelato e ricorse alla costituzione di associazioni con un rappresentante chiamato il Capitano del popolo.
In molte città si assistette dunque a questo conflitto tra il popolo ed i nobili.
La città andò assumendo delle caratteristiche ben definite anche dal punto di vista architettonico: le strade principali erano piene di botteghe artigiane, il palazzo del Comune fu spesso costruito con uno spazio antistante nel quale il popolo poteva radunarsi, una grande piazza, dove si svolgeva anche il mercato, divenne il cuore pulsante della città.
Furono erette stupende cattedrali nelle quali risiedeva il vescovo, che parlava seduto sulla “cattedra”, il seggio vescovile.
I due stili architettonici maggiormente usati furono il romanico e il gotico, ognuno dei quali esprimeva a suo modo il prestigio della città.