L’isola di Dokos si trova a circa 60 miglia ad est di Sparta, Peloponneso. Tra le tante testimonianze di frequentazioni antiche le sue acque ospitano i resti di un naufragio considerato il più antico conosciuto dagli archeologi, che risale al secondo periodo Proto-elladico, ovvero tra il 2700 ed il 2200 avanti Cristo, ovvero oltre 4000 anni fa.
Siamo nell’età del bronzo. Il primo periodo Elladico II, un periodo caratterizzato da economie un tempo considerate locali con una popolazione basata sull’agricoltura neolitica. In realtà fu in quel periodo che si impose l’uso del bronzo e del rame ed i contatti con popolazioni limitrofe sono dimostrati dalle tecniche rudimentali di lavorazione sviluppate nell’Anatolia occidentale.
Dai ritrovamenti in mare si presume che esistessero contatti culturali con gruppi etnici sparsi nel Mediterraneo.
Secondo l’Istituto Ellenico di Archeologia marina, la presenza di ceramica della Cicladi nel relitto di Dokos lo fa risalire al 2200 avanti Cristo, facendone il più antico sito di naufragio mai scoperto. Durante lo scavo del 1989-1992, il sito produsse oltre 15.000 manufatti in ceramica che furono sollevati dal fondo del mare e trasportati fino al Museo Spetses per essere studiati e conservati. Gli oltre 500 vasi di argilla sembrano provenire da un antico stabilimento di produzione in Argolide.
Si suppone che queste ceramiche fossero destinate al commercio con i piccoli villaggi costieri attorno al Golfo di Argos e al Mar di Myrtoan. Il sito offre una delle più grandi collezioni di ceramiche del primo Elladico conosciuto. Per dare un idea della eccezionalità della scoperta, la tecnologia con cui questa ceramica era stata realizzata è antecedente all’invenzione della ruota del vasaio. La nave mercantile presentava una grande varietà di stoviglie e si ipotizza che fosse diretta ai mercati di tutta la regione.
Il vasellame ritrovato comprende infatti centinaia di pezzi in ceramica tra cui tazze, stoviglie e urne.
C’erano anche una varietà di recipienti per salse in molteplici forme e dimensioni dei tipi più comuni trovati nella Grecia meridionale e centrale di quel periodo. In particolare queste salsiere sono molto simili a quelli di Askitario in Attica, e paragonabili a quelli di Lerna e delle Cicladi.
Queste prove dimostrano che il naufragio avvenne lungo una rotta marittima dall’Eubea meridionale verso Saron e l’Argolide. Furono anche ritrovate molte anfore, così come vasi a grana larga, bracieri, vassoi da forno, askoi, pithoi e utensili da uso comune.
Per quanto riguarda la dotazione nautica furono trovati, a 40 metri dal relitto, alcuni ancoraggi in pietra consistenti in due grandi massi con fori forati probabilmente abbandonati prima che la nave affondasse. Era d’uso comune, in antichità, quando le navi erano prese dalle tempeste, tagliare le cime di ancoraggio e lasciare le ancore sul fondo. Non ultimo, furono trovati lingotti di piombo utilizzati per il commercio.