La guerra fu determinata dal concorso di numerosi elementi, il principale dei quali era costituito dai contrastanti interessi delle grandi potenze europee. Da una parte Gran Bretagna e Francia, che disponevano di vasti imperi coloniali da cui traevano risorse a costi contenuti e in quantità pressoché illimitata e che costituivano un mercato enorme; dall’altra la Germania, che aveva goduto di un rapidissimo tasso di sviluppo tecnologico e industriale, ma che poteva accedere solo ai marginali mercati dell’Europa centrale e orientale.
Numerose altre situazioni di crisi contribuirono a determinare lo scoppio del conflitto: i fermenti nazionalistici, in particolare in Italia e nei Balcani, che l’impero austro-ungarico non era più in grado di controllare; La Russia, che mirava a un’espansione nell’Europa sud-orientale a scapito del decadente impero ottomano; il desiderio di rivincita della Francia sulla Germania dopo la sconfitta del 1870 e la conseguente perdita di Alsazia e Lorena.
FU L’ATTENTATO DI SARAJEVO A FAR ESPLODERE TENSIONI CHE ALTRIMENTI AVREBBERO POTUTO RESTARE LATENTI
Il 28 giugno 1914, uno studente bosniaco di nome Gavrilo Princip uccise con due colpi di pistola l’erede al trono d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando, e sua moglie, mentre attraversavano in auto scoperta le vie di Sarajevo, capitale della Bosnia. L’attentatore faceva parte di un’organizzazione irredentista che aveva la sua base operativa in Serbia.
L’ Austria compì la prima mossa inviando, il 23 luglio, un durissimo ultimatum alla Serbia. Il secondo passo lo fece la Russia assicurando il proprio sostegno alla Serbia, sua principale alleata nei Balcani.
Forte dell’appoggio russo, il governo serbo accettò solo in parte l’ultimatum, respingendo in particolare la clausola che prevedeva la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini sui mandanti dell’attentato.
L’ Austria giudicò la risposta insufficiente e, il 28 luglio, dichiarò guerra alla Serbia. Immediata fu la reazione del governo russo che, il giorno successivo, ordinò la mobilitazione delle forze armate.
Il 31 luglio la Germania inviò un ultimatum alla Russia intimandole l’immediata sospensione dei preparativi bellici. L’ultimatum non ottenne risposta e fu seguito, a ventiquattr’ore di distanza, dalla dichiarazione di guerra. Il giorno stesso (1° agosto) la Francia, legata alla Russia da un trattato di alleanza militare, mobilitò le proprie forze armate. La Germania rispose con un nuovo ultimatum e con la successiva dichiarazione di guerra alla Francia (3 agosto).
FU DUNQUE L’INIZIATIVA DEL GOVERNO TEDESCO, CHE GIÀ NELLA PRIMA FASE DELLA CRISI AVEVA ASSICURATO IL PROPRIO APPOGGIO INCONDIZIONATO ALL’AUSTRIA, A FAR PRECIPITARE DEFINITIVAMENTE LA SITUAZIONE.
Presupposto essenziale della strategia bellica tedesca era la rapidità dell’attacco alla Francia.
A questo scopo era previsto che le truppe tedesche passassero attraverso il Belgio, nonostante che la sua neutralità fosse garantita da un trattato internazionale sottoscritto anche dalla Germania.
Ciò avrebbe permesso di investire lo schieramento nemico nel suo punto più debole e di puntare direttamente su Parigi.
Il 4 agosto, i primi contingenti tedeschi invasero il Belgio per attaccare la Francia da nordest.
La violazione della neutralità belga non solo scosse profondamente l’opinione pubblica europea, ma ebbe anche un peso decisivo nel determinare l’intervento inglese nel conflitto. La Gran Bretagna, già preoccupata dall’eventualità di un successo tedesco, non poteva tollerare l’aggressione a un paese neutrale che si affacciava sulle coste della Manica.
Così, il 5 agosto, l’Inghilterra dichiarava guerra alla Germania.
NELL’AGOSTO 1914 LA GERMANIA SCHIERÒ SUL SOLO FRONTE OCCIDENTALE UN MILIONE E MEZZO DI UOMINI E LA FRANCIA GLIENE CONTRAPPOSE PIÙ DI UN MILIONE, SENZA CONTARE I CONTINGENTI INGLESI E BELGI.
PER AVERE UN TERMINE DI PARAGONE, SI PENSI CHE IL PI GRANDE ESERCITO MAI MESSO IN CAMPO FIN ALLORA, QUELLO ALLESTITO DA NAPOLEONE PER LA CAMPAGNA DI RUSSIA, NON RAGGIUNGEVA LE 600.000 UNITÀ.
I tedeschi ottennero una serie di clamorosi successi iniziali.
Nelle ultime due settimane di agosto, le armate del Reich dilagarono nel Nord-Est della Francia costringendo gli avversari a una precipitosa ritirata. Ai primi di settembre si attestarono lungo il corso della Marna, a poche decine di chilometri da Parigi.
Il governo francese, assieme a mezzo milione di civili, si affrettò a lasciare la capitale, dove ormai si udivano distintamente i colpi delle artiglierie.
Nel frattempo, sul fronte orientale, le truppe tedesche, comandate dal generale Hindenburg, fermavano i russi che tentavano di penetrare in Prussia orientale, sconfiggendoli fra agosto e settembre nelle grandi battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri.
L’offensiva russa mise però in serie difficoltà gli austriaci e preoccupò gli stessi comandi tedeschi, inducendoli a trasferire oltre centomila uomini dal fronte occidentale a quello orientale, mentre l’esercito francese, comandato dal generale Joffre, si stava frettolosamente riorganizzando al di qua della Marna.
Il 6 settembre i francesi lanciarono un improvviso contrattacco che colse i tedeschi di sorpresa.
Dopo una settimana di furiosi combattimenti, gli invasori furono costretti a ripiegare su una linea più arretrata, in corrispondenza dei fiumi Anne e Somme.
Con l’arresto dell’offensiva sulla Marna, il progetto di guerra tedesco poteva dirsi sostanzialmente fallito.