La maggior parte degli animali d’allevamento moderni non sono neanche lontanamente simili, dal punto di vista genetico, comportamentale e morfologico, a quelli che vagavano liberamente per il pianeta decine o centinaia di migliaia di anni fa.
Sebbene i nostri antenati fossero privi degli strumenti in uso negli allevamenti moderni, muscoli e cervello contribuirono a trasformare feroci e indomabili bestie come gli uri nei mansueti e produttivi animali d’allevamento che conosciamo oggi.
Una ricerca condotta da scienziati francesi, tedeschi e inglesi ha rintracciato le origini dei buoi domestici moderni fino ad una mandria di uri selvatici (antenati del buoi) composta da circa 80 esemplari vissuti in Medio Oriente almeno 10.500 anni fa.
Gli uri (Bos taurus primigenius) ebbero origine in India circa due milioni di anni fa, e raggiunsero l’Europa intorno a 250.000 anni or sono. Sono gli antenati di quasi tutti i grandi bovini moderni, ad eccezione di animali come gli yak e i gaygal.
Gli uri veri e propri sono sopravvissuti fino ad un periodo relativamente recente: l’ultimo uro avvistato, una femmina, morì per cause naturali nel 1627 nella foresta di Jaktorów, Polonia.
L’estinzione di questi bovini preistorici, i progenitori del bue moderno, fu causata da un mix di fattori quali la caccia, l’habitat sempre più ristretto per l’avanzamento dell’agricoltura, e le malattie trasmesse dal bestiame domestico.
La differenziazione tra maschi e femmine era marcata non solo nel peso e nelle dimensioni, ma anche nel colore del manto: i maschi adulti erano marrone scuro tendente al nero, con una striscia dorsale di peli bianchi, mentre le femmine avevano una colorazione bruno-rossastra.
Gli uri maschi che vivevano in Danimarca o in Germania raggiungevano facilmente 180 cm di altezza al garrese (150 per le femmine), pesavano fino a 1500 kg (meno per gli esemplari femminili) e avevano corna lunghe circa 80 cm e dal diametro tra i 10 e i 20 centimetri.
Secondo alcune descrizione storiche, compresa una di Cesare, gli uri erano animali agili e veloci, spaventosamente aggressivi se minacciati e particolarmente violenti durante gli scontri tra maschi durante il periodo di accoppiamento.
Analizzando il DNA estratto dalle ossa di uro rinvenute in un sito archeologico iraniano ed effettuando comparazioni con i campioni di materiale genetico prelevati da buoi domestici moderni, i ricercatori hanno scoperto che l’addomesticamento dell’uro ebbe inizio poco dopo il periodo in cui si ritiene sia nata l’agricoltura.
Secondo lo studio, la differenza genetica riscontrata negli uri e nei buoi domestici suggerirebbe che la maggior parte dei bovini moderni si siano evoluti a partire da una piccola mandria composta da bovini selvatici.
L’estrazione del codice genetico dalle ossa animali scoperte in Iran non è stata un’impresa molto semplice. “Ottenere validi campioni di DNA a partire da resti conservati in ambienti freddi è ormai routine. E’ per questo che i mammut sono stati la prima specie ad avere un sequenziamento del genoma” spiega Ruth Bollongino del CNRS.
“Ma ottenere un DNA valido da ossa scoperte in regioni calde è molto più difficile, dato che la temperatura è un fattore critico per la sopravvivenza del codice genetico. Questo ha richiesto un’estrema attenzione, in modo tale da non contaminare i dati con sequenze genetiche di animali viventi, o morti solo di recente”.