Gli autori greci (in particolare Erodoto) parlano della raffinata gastronomia persiana che, ha influenzato il modo di cucinare anche dei paesi vicini ed divenuta famosa per le delicate salse, a base di succhi di melagrana o uva, mescolati con frutta e spezie, che accompagnavano le pietanze. Il riso era sempre presente a tavola, preparato semplicemente o condito con spezie; le carni e il pesce costituivano il piatto principale di un pranzo persiano e venivano cotti a lungo, con verdure, spezie e anche frutta, a fuoco lento similmente ai moderni stufati occidentali.
Il tipico pranzo persiano era dunque composto dal Khoresh, lo stufato persiano accompagnato dal riso “Chilau”, poi diverse ciotole di verdure fresche, pane basso persiano e per finire il “Kukus”, un dolce alle uova aromatizzato, e tanta frutta fresca e secca, che era servita semplicemente, senza guarnizioni, perché i persiani ritenevano che fosse talmente buona da non poter essere migliorata con niente.
A proposito del fine pasto, secondo un’antica credenza le donne che alla fine del pasto mangiavano erbe (prezzemolo, menta, crescione, aneto, coriandolo o dragoncello) non avrebbero avuto difficoltà a tenersi il proprio marito.