Secondo la leggenda, i Cavalieri della Tavola Rotonda erano i guerrieri scelti di Re Artù, chiamati a Camelot per fare parte della sua corte. A loro venne affidata la pericolosa missione di cercare il Sacro Graal. Sebbene in alcune versioni del racconto si parli addirittura di 150 cavalieri, sono tradizionalmente solo 12 i commensali chiamati a sedere accanto a Re Artù. In realtà, narra la leggenda, era stato preparato anche un tredicesimo posto, che però veniva lasciato vuoto: il “Seggio Periglioso”, destinato al puro di cuore che avrebbe ritrovato la reliquia (tale posizione sembra ricalcare quella di Giuda nell’Ultima Cena). A guadagnare tale onore sembra sia stato Parsifal, ma in altre versioni sarebbe invece stato Galahad.
Galvano Nipote di Re Artù, combatté il Cavaliere Verde, che ostacolava il passaggio ai paladini della Tavola Rotonda in segno di sfida, e lo decapitò. Rappresenta il coraggio e la galanteria cavalleresche e si narrava che la sua forza gli venisse dai raggi del sole.
I Cavalieri della Tavola Rotonda erano dei cavalieri molto di rango, facevano parte della corte di re Artù; il numero di questi cavalieri varia anche di molto, a seconda dei racconti.
Il numero può variare da 12 ad oltre 150. I principali erano:
Sir Aglovale, figlio di re Pellinore di Listinoise
Sir Agravaine, figlio di re Lot del Lothian
Sir Alexanderkoch
Sir Bedivere (Bedwyr)
Sir Bors, re di Gannes (Gallia)
Sir Breunor
Sir Cador
Sir Caradoc, “Caradoc Vreichvras”
Sir Colgrevance
Sir Costantino, divenne re dopo la morte di Artù
Sir Daniele
Sir Dinadan
Sir Ettore, padre adottivo di Artù
Sir Ettore de Maris, figlio di re Ban di Benwick
Sir Elyan il Bianco, figlio di sir Bors
Sir Erec, (vedi anche Geraint)
E tantissimi altri.
Il loro particolare codice comportamentale, descritto da Sir Thomas Malory nella Morte di Artù, era il seguente:
– Mai oltraggiare o compiere omicidio;
– Evitare l’inganno;
– Evitare la crudeltà e concedere mercé a chi la chiede;
– Soccorrere sempre le dame e le vedove;
– Non abusare mai di dame e vedove;
– Mai ingaggiare battaglia per motivi sbagliati quali amore e desiderio di beni materiali.