▶️ Nel basso Medioevo era frequente, soprattutto in Centro Italia, imbattersi in venditori ambulanti che imbonivano gli spettatori sulle pubbliche piazze tentando di vender loro unguenti dalle presunte proprietà “miracolose”.
▶️ Le loro esibizioni avvenivano solitamente su piccoli palchi di legno portatili montati su due cavalletti, ragion per cui furono detti anche “saltimbanchi”.
▶️ Da queste esperienze pare derivi il termine “ciarlatano”, un incrocio tra le parole “ciarla” e “cerretano” che mischiava l’attitudine alle chiacchiere di questi personaggi alla (supposta) provenienza per lo più umbra, e di Cerreto in particolare, dove il fenomeno sembra documentato già nel Trecento.
▶️ Da qui il termine si diffuse in tutta Europa insieme ai rimedi poco ortodossi che accompagnavano la professione, come il celebre “Orvietan”, introdotto sulla pubblica piazza di Orvieto nel 1603 da Girolamo Ferranti e poi portato con enorme successo in Francia da Cristoforo Contugi.
▶️ Nel 1647 Contugi ottenne da Luigi XIV (1638- 1715) l’esclusiva della sua vendita in quanto – come recita il privilegio concesso dal Re Sole – «se si prende anche il detto Orvietano nella quantità di un pisello la mattina a digiuno dissolto nel vino o nel brodo caldo, oppure in pillola corroborerà il calore naturale, aiuterà meravigliosamente la digestione, e eviterà i dolori di stomaco, la difficoltà di respirare, l’alito cattivo, e inoltre impedirà che i vapori salgano al cervello, i quali potrebbero causare distillazioni sul petto».
▶️ I ciarlatani divennero tanto popolari che il fenomeno dovette essere in qualche modo governato.
Dalla metà del Cinquecento in poi fu imposto pertanto l’obbligo, per quanti intendevano vendere pubblicamente i propri farmaci, di consegnare le loro merci all’ispezione delle autorità – di solito il collegio dei medici, prima di “montare in banco”, così da ottenere un’apposita “patente”.
▶️ Ciò comprova che i saltimbanchi erano senza dubbio ritenuti ai margini della medicina dell’epoca, ma al tempo stesso ne facevano parte e anzi vi erano in qualche modo “integrati”.
La loro diffusione raggiunse il culmine tra il Settecento e l’Ottocento per poi declinare progressivamente.
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