L’Islam e Maometto


L’ISLAM

La regione d’origine delle popolazioni arabe pre-islamiche è la penisola arabica, un territorio costituito per la maggior parte da un grande deserto con poche oasi disperse nell’immenso mare di terra e sabbia. Fa eccezione a questo tipo di ambiente la fascia costiera meridionale della penisola, l’attuale Yemen, la quale, grazie all’influenza esercitata dai monsoni provenienti dall’Oceano Indiano, è risultata favorevole allo sviluppo di popolazioni di agricoltori stanziali.
Il resto della penisola ha visto invece lo sviluppo di una società caratterizzata dal nomadismo, dalla pastorizia e dalle razzie (ostile quindi agli agricoltori stanziali).
La figura dell’allevatore nomade viene indicata col termine beduino, dall’arabo badawi: abitante del deserto. I beduini erano organizzati in tribù, poste sotto la guida di un capo eletto, il sayyid, e ciascuna di esse si regolava sulla base della sunna, l’insieme delle consuetudini trasmesse oralmente.
Accanto ai beduini, nel deserto vivevano anche i mercanti carovanieri, attraverso i quali l’Arabia entrava in contatto con le civiltà esterne, e quindi con altre religioni e culture.
Beduini e Mercanti detenevano il predominio su contadini e artigiani in quanto, a causa dei pericoli connessi al viaggiare in un ambiente tanto ostile, erano gli unici a portare le armi.

Da un punto di vista politico l’Arabia pre-islamica era completamente disgregata, divisa in territori che si autogovernavano nel rispetto reciproco della loro autonomia.

MAOMETTO

Maometto nasce a La Mecca, nel 570 d.C. circa, nell’anno detto “dell’elefante”, da un ramo secondario dell’importantissima tribù meccana dei Quraish, custode del santuario della Mecca, ove si venerava la “pietra nera” (oggi trasformata in principale oggetto di culto islamico) e varie divinità, tra cui “Hubal”, che era diventato così importante da essere detto semplicemente “Allah” (“il Dio”), e che diventerà il dio unico di Maometto.
Della sua vita non si sa molto, la maggior parte delle notizie ci sono pervenute grazie all’opera del suo maggior biografo, al-Tabari, vissuto tra il IX e il X secolo, quindi oltre due secoli dopo.
L’ambiente religioso in cui viveva il Profeta era quello beduino, in cui erano adorate molte divinità.
La Mecca era il centro dell’Arabia, un centro commerciale importantissimo ed anche un centro religioso dove tutti gli dei della penisola erano adorati con dei riti particolari; durante un mese di pellegrinaggio tutte le tribù arabe si radunavano lì per adorare i propri dei, per comprare e vendere e fare il loro negozio, e per competere in gare di poesia.
La Mecca era dunque un centro commerciale, religioso, politico e sociale.
Maometto
svolse probabilmente l’attività di cammelliere o mercante fino al giorno in cui sposò Khadija, una ricca vedova considerata tra le donne sante dell’Islam, e grazie alle sue ricchezze poté abbandonare l’attività commerciale e dedicarsi alla meditazione e alla riflessione religiosa.

Nella notte tra il 26 e il 27 del mese di Ramadan (secondo il calendario lunare arabo) del 610 d.C., mentre vagava solo nel deserto, si dice abbia ricevuto la visione dell’arcangelo Djibril (Gabriele) che l’avrebbe esortato a diventare messaggero dell’unico dio, Allah. Tale notte, conosciuta come Notte del Destino, segna la nascita della religione islamica.

Quando, dopo la rivelazione, iniziò a predicare la supremazia assoluta di Allah su tutte le altre fedi, Maometto si fece dei nemici nella classe dei beduini e mercanti che temeva di perdere i propri privilegi.
La risposta del clan è durissima e si concretizza nel tentativo di assassinare Maometto che, avvertito in tempo del complotto, fugge dalla città il 16 luglio del 622 d.C. con i suoi seguaci.
Tale episodio è conosciuto come Egira (‘fuga’ in arabo), e segna l’anno zero del calendario islamico.
Maometto e i suoi fedelissimi giungono infine all’oasi di Yatrib, che cambierà nome in Medina, dall’arabo Madinat-al-Nabi, ossia ‘la città del Profeta’.

La sua permanenza a Medina durerà 7 anni . A Medina è il capo assoluto della città.
Il potere politico, religioso, militare e giudiziario sono nelle sue mani.
Questa concentrazione di poteri nelle mani di Maometto, che presentava il suo governo
“terreno” come realizzazione del volere di Allah portò alla concezione che il potere politico, militare e giudiziario siano espressioni della religione.
Concetto essenziale nell’Islam, che rifiuta lo Stato laico.
La conflittualità coi meccani passerà attraverso continui scontri armati per il controllo del territorio e delle piste carovaniere, finché nel 629 d.C. un nutrito gruppo di medinesi, recatisi a La Mecca in pellegrinaggio, prenderà il controllo della città, armi in pugno.
I Quraysh saranno quindi costretti a capitolare e ad abbracciare la religione islamica, sancendo un’alleanza con Maometto, nel frattempo tornato a La Mecca, attraverso una serie di matrimoni tra medinesi e meccani ed entrando a far parte della Umma. Il loro esempio verrà presto seguito da numerose altre tribù, finché la quasi totalità della penisola arabica passerà sotto la bandiera dell’Islam e di Maometto.

Il Profeta muore nel 632 d.C. senza aver predisposto un meccanismo di successione e, quindi, lasciando il mondo islamico in una condizione di forte incertezza.

IL CALIFFATO

Il termine arabo khalifa designa, nel Corano, Adamo stesso, quale “vicario” di Dio sulla terra (2, 30) e l’autorità regale-profetica di Davide (38, 26). La designazione di un sostituto del Profeta – non
prevista da alcuna disposizione di quest’ultimo, mostra come si avvertisse il bisogno di dare continuità all’opera iniziata da Maometto dandogli un successore: la sua funzione non sarebbe stata più ovviamente quella di trasmettere la rivelazione, ma piuttosto di custodire l’unità della neonata Comunità islamica (Umma) e la sua fedeltà agli insegnamenti divini e all’esempio del fondatore.[/fusion_text][fusion_text]Successivamente alla morte di Maometto la problematica della successione scatenò delle controversie che sfociarono nella divisione in due fazioni: quella dei Sunniti e quella degli Sciiti.
Gli Sciiti sostenevano Ali, cugino e genero di Maometto, che fu nominato poi quarto Califfo in seguito alla nomina di tre personalità che subentrarono al posto di Maometto: Abu Bakr, Omar e Othman.
Il primo califfo eletto dalla comunità fu Abu Bakr, uno dei discepoli più vicini a Maometto. Egli rimase in carica solo 2 anni, durante i quali si occupò di contrastare tenacemente il politeismo ancora in vigore nei territori arabi.
Il potere islamico aumentò dismisura, soprattutto con Omar, che prese il posto di Abu Bakr nel 634 d.C. e si occupò della conversione all’Islam dei territori arabi sotto il controllo dei persiani e dei bizantini, che si erano indeboliti a vicenda dopo essersi combattuti fino allo stremo per circa 100 anni.
Dopo Omar, fu nominato califfo Othman, della dinastia degli Omayyadi.
Othman è famoso non solo per aver ulteriormente espanso i domini arabi, ma per un’altra grande opera religiosa: aver messo in forma scritta il Corano, ovvero i precetti che prima di allora erano stati tramandati da Maometto unicamente a voce.
Othman fu ucciso misteriosamente da un sicario. Si vociferò che responsabile della sua morte fosse proprio Alì, parente di Maometto a cui era stato preferito Abu Bakr dopo la morte del profeta.
Alì approfittò della morte di Othman per guadagnare il favore della comunità islamica e venire eletto califfo. La sua elezione divise nuovamente la comunità in coloro che lo appoggiavano e coloro che invece lo accusavano di omicidio parteggiando per gli Omayyadi.
Alla morte di Ali la carica di Califfo non fu più ottenuta per elezione, ma per ereditarietà: infatti, ereditò il potere la famiglia degli Omayyadi.
Come conseguenza ci fu lo spostamento dalla capitale dell’Impero a Damasco e, man mano, l’organizzazione di una monarchia assoluta che regnava su un territorio molto vasto grazie alla suddivisione di tale territorio in cinque Vice-reami governati da un Califfo Principe.
Durante la dominazione degli Omayyadi, i popoli sottomessi vissero un periodo di grande benessere, poiché gli arabi portarono grande cultura e innovazioni. In più, non pretesero la conversione all’islamismo dai popoli assoggettati, ma solo il tributo di una tassa.
Solo Costantinopoli resistette alla dominazione, e in particolare a due assedi, attraverso l’uso della polvere greca per produrre il fuoco, e, soprattutto durante il secondo scontro, l’aiuto dei bulgari e dei cristiani.
La stessa penisola araba visse un periodo di grandissimo benessere: fu istituto il servizio postale, coniata la prima moneta araba e l’arabo divenne la lingua degli atti pubblici ufficiali.
Questa espansione continuò fino alla sconfitta da parte dei Franchi che portò come conseguenza la sostituzione della famiglia al potere con quella degli Abbasidi. La nuova famiglia al potere spostò la capitale da Damasco a Baghdad e completò l’espansione fino nel Sud dell’Italia.
class=”” id=””][fusion_text]In meno di quaranta anni, come un’onda di marea, i mussulmani si impadroniscono della Siria, dell’Egitto, dell’Iran e del Maghreb, distruggendo le più venerabili civilizzazioni. Nel secolo seguente raggiungeranno anche l’India.
Il comune denominatore della conquista va ricercato nella superiorità militare di una cavalleria leggera molto mobile ed operante in maniera largamente autonoma.
Rispetto alla fanteria degli Indiani o ai cavalieri pesantemente corazzati delle armate bizantine e sassanidi, gli invasori, venuti dal deserto, danno un altro ritmo alla guerra, concepita essenzialmente come dei “incursoni a lungo raggio”. Combinando le tradizioni bellicose dei nomadi ed il fanatismo religioso che ormai li anima, l’espansione mussulmana viene così a scombinare l’ordine mondiale ereditato dall’antichità.

Dal punto di vista storico, la distruzione di Baghdad da parte dei Mongoli nel 1258 d.C. venne sicuramente percepita nel mondo islamico come una sorta di vera e propria “Apocalisse”. In seguito, nonostante formali “passaggi” del titolo califfale prima ai Mamelucchi d’Egitto e quindi agli Ottomani, non si riprodusse, di fatto, un vero califfato universale.

La spinta islamica stava prendendo l’Europa in una tenaglia. A ovest la spinta si esaurì spontaneamente. Contrariamente a quello che si crede, Carlo Martello si scontrò solo con qualche banda di predoni. Fu in realtà l’Impero Romano d’Oriente (“l’Impero Bizantino”) ad arginare la spinta islamica per secoli, impedendo che la tenaglia si chiudesse e salvando l’Europa dall’islamizzazione.