Il primo tunnel delle Alpi che sconfisse i dazi


▶️ Il Buco di Viso rappresenta il primo tunnel alpino della storia, un capolavoro di ingegno umano realizzato nel 1478, che collegava la Valle Po (Italia)al Parco del Queyras (Francia).▶️ Questa galleria, lunga circa 80 metri, alta appena 2,5 metri e larga 2 (lo spazio giusto per far passare i muli) fu scavata a un’altitudine di 2882 metri, in condizioni estremamente difficili.

▶️ L’opera fu voluta dal marchese Ludovico II di Saluzzo, in collaborazione con il re di Provenza Renato d’Angiò, per permettere il passaggio delle merci – in particolare del sale – evitando i dazi imposti sul vicino Colle delle Traversette.

▶️ Nel Medioevo, molte signorie controllavano i valichi alpini e imponevano tasse elevate ai commercianti per finanziare le proprie difese militari. La Contea di Tenda, ad esempio, riscuoteva pesanti balzelli sul sale, una risorsa preziosa per la conservazione degli alimenti.
▶️ Per evitare queste tariffe onerose, si decise di costruire una via alternativa, più sicura e diretta, scavando attraverso la montagna a quasi 2900 metri di quota.
I minatori utilizzarono tecniche antiche ma efficaci, riscaldando la roccia con il fuoco e raffreddandola con acqua e aceto per frantumarla senza esplosivi, scalandola poi a colpi di piccone per completare il tunnel in circa un anno e mezzo.

▶️ I custodi di questa meraviglia erano gente comune: montanari, commercianti, trasportatori che preferirono spaccare la roccia piuttosto che piegarsi alle imposte.
▶️ Il Buco di Viso interessò Torino solo dall’inizio del XVII secolo, quando, in seguito al trattato di Lione del 1601, l’egemonia sabauda si estese a Saluzzo. Per breve tempo i Savoia tennero in funzione il traforo, poi Carlo Emanuele I, non volendo fare concorrenza agli altri valichi del Moncenisio e del Monginevro, stabilì la chiusura della galleria in alta valle Po.
▶️ Oggi, dopo oltre 540 anni, il Buco di Viso è ancora percorribile nei mesi estivi. L’erosione ne ha ridotto la lunghezza a 75 metri, ma la sua essenza rimane intatta.
▶️ Gli operai forestali della Regione Piemonte ne curano oggi la manutenzione, perpetuando una tradizione di cura che attraversa i secoli.

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