Il popolo degli Hyksos

Nel corso della loro lunga storia, gli Egiziani subirono diverse invasioni di popoli stranieri.
La prima fu durante il Medio Regno (verso il 1730 a.C), protagonisti gli Hyksos, un popolo che influenzò molto storia e cultura egizia. Le iscrizioni egizie del Nuovo Regno descrivono la devastazione inflitta dai sovrani Hyksos all’Egitto: il periodo della loro reggenza venne considerato una sciagura che mai più si sarebbe dovuta ripetere.

L’arrivo di queste genti era cominciato con una lenta infiltrazione, che aumentò considerevolmente senza però preoccupare i faraoni che, inizialmente, non videro in questa ondata migratoria una minaccia.

Dopo essersi stabilite nel Nord dell’Egitto costituirono un gruppo di comunità che in breve tempo occupò la regione del Delta.
Quando, dopo la morte di Amenemhat IV, arrivò al potere una donna, la regina Sobekneferu, si inaugurò un periodo buio e della situazione approfittarono appunto gli Hyksos.
Non si conoscono con precisione le date che contrassegnarono tali avvenimenti, ma la presa di Avaris da parte degli Hyksos può essere fissata grazie a una stele dell’anno 400, quarto giorno del quarto mese dell’inondazione, del Re dell’Alto e del Basso Egitto Seth, grande di valore, il Figlio di Ra, il suo diletto, amato da Ra-Horakhty.
Manetone, sacerdote della trentesima dinastia (inizio del secolo III a.C.), scrive che il loro nome significa “re pastori” perché nel linguaggio sacro hyk vuol dire “re” e in quello popolare sòs è da intendersi come “pastore”.

Lo storico ebreo Giuseppe Flavio (vissuto tra il 37 e il 105 d.C. circa) fornisce invece un’interpretazione diversa tratta da un altro manoscritto, secondo cui il termine avrebbe il significato di “prigionieri pastori“, dall’egizio hyk “prigioniero“.
Oltre a ciò è dell’idea, come altri egittologi, che la storia biblica del soggiorno degli Ebrei in Egitto e dell’esodo successivo sia in qualche modo collegata con l’occupazione degli Hyksos e dalla loro seguente cacciata.

Il termine Hyksos proviene senza dubbio dalla locuzione hik-khase, “capotribù di un paese collinare straniero”, che dal Medio Regno in poi venne usata per indicare gli sceicchi beduini. Oltre sessanta scarabei, appartenuti con ogni probabilità a re Hyksos, sono stati ritrovati in Palestina e recano questo titolo, ma con la parola “paese” al plurale.

A questo proposito diversi studiosi moderni sono stati spesso tratti in errore suggerendo come gli Hyksos fossero una razza particolare che dopo aver conquistato Siria e Palestina erano successivamente entrati con la forza in Egitto.
Nulla però convalida queste ipotesi.
Questa gente può essere identificata con gli abitanti di Canaan che penetrarono in Egitto alla ricerca di terre da pascolo già al tempo della XII Dinastia. Si insediarono gradualmente nella zona del delta orientale e a metà del secolo XVII a.C. erano abbastanza potenti da conquistare la parte settentrionale del Paese. Alcuni di essi, se non la maggior parte, erano semiti.

Dei sei re Hyksos, di cui ha anche scritto Sesto Africano nella sua  Cronografia, solamente Apophis è identificabile con certezza nei geroglifici. Si distinguono anche tre differenti re con lo stesso nome Apopi e come prenome rispettivamente Akenenra, Aweserra e Nebkhepeshra, quest’ultimo con ogni probabilità il meno importante, poichè non gli sono assegnati i titoli faraonici degli altri due. Gli oggetti con i nomi di questi re sono pochi, ma confermano se non altro che Akenenra e Aweserra furono legittimi sovrani dell’Egitto.

Sembra ormai chiaro che Giuseppe Flavio avesse ben precise informazioni su Avaris, il caposaldo che fin dall’inizio gli Hyksos scelsero come loro base.
Secondo il resoconto dello storico, la città era ubicata nella parte del delta orientale conosciuta come  Sethroita.
E qui le opinioni sono discordi.
Alcuni studiosi credono che Avaris fosse l’antico nome della città di Tanis, mentre altri sono inclini per una località nei pressi di Qantir, circa undici miglia più a sud.

Ad Avaris gli Hyksos adoravano il dio Seth.
Per gli Egiziani era il nemico e l’assassino del buon dio Osiride, ma gli Hyksos ignoravano questo particolare.
Il nuovo Seth era ora scritto nel modo babilonese in conformità alla pronuncia Sutekh, aveva caratteri più asiatici del dio indigeno, oltre ad abbigliamento e acconciatura che somigliava al dio semitico Baal.
Gli Hyksos lo anteposero a tutte le altre divinità egizie, ma non ha reale fondamento l’accusa che queste ultime fossero disprezzate e il loro culto oppresso.

C’è da dire che gli Hyksos avrebbero usurpato Avaris per oltre cinquant’anni prima che uno di loro occupasse il ruolo di faraone legittimo. A questo proposito, è rilevante sapere che la data della fondazione di Tanis fu ricordata a lungo: la Bibbia (Numeri 13.22) racconta che “Hebron fu costruita sette anni prima di Zoan [Tanis] in Egitto”, il che ribadirebbe che Tanis e Avaris sarebbero la stessa città.
Le discussioni sono tuttora aperte.

Ritornando al resoconto di Manetone c’è da dire che contiene verità e falsità storiche in egual misura. E’ conosciuta la tendenza a deformare la verità nella scrittura di parecchi storici egizi, che comunemente ritraggono con esagerato pessimismo i periodi di carestia e anarchia poiché maggior gloria sia attribuita al sovrano salvatore di turno. Il racconto di Manetone può essere considerato l’ultimo tassello di un processo di falsificazione cominciato poco dopo la vittoria di Amosis. Soltanto ottant’anni dopo la cacciata del nemico, la regina Hatshepsut riferiva dell’invasione in modo conforme a quella del racconto di Sekenenra e Apophis, e le medesime analogie si riscontreranno dopo sotto Tuthankhamon, Merenptah e Ramses IV.

Non è credibile che un potente esercito d’invasori asiatici si sia abbattuto come un uragano sul delta e che, dopo aver preso  Menfi, si sia crudelmente accanito sulle popolazioni locali. Le rare testimonianze lasciate dai re Hyksos rivelano invece un leale sforzo di integrarsi con gli abitanti, ma anche di emulare i deboli faraoni che avevano allontanato dal potere. Se avessero fatto tabula rasa della cultura egizia non avrebbero certamente usato la scrittura geroglifica e adottato nomi composti con quello del dio sole Ra. L’asserzione secondo cui pretesero tributi dall’Alto e dal Basso Egitto è incerta. La teoria di un’occupazione generale del paese da parte degli Hyksos è stata del tutto smentita dalla grande iscrizione di Kamose, in cui è chiaramente sottinteso che gli invasori non oltrepassarono mai Gebelen, ma che furono costretti a fissare il loro confine meridionale a Khmun.
Oggi si riconosce che la dominazione degli Hyksos non fu particolarmente odiosa: i nuovi arrivati si integrarono in fretta nella zona occupata e con gli Egizi condivisero ben presto usanze e tradizioni.
La più importante fu l’introduzione del cavallo e del cocchio che diventò fondamentale nella futura storia del paese.
Ma anche nuovi tipi di pugnali e spade, l’arte della lavorazione del bronzo e il robusto arco a lunga gittata.

Nel 1954 a Karnak fu scoperta una grande stele che illustra in modo particolareggiato le misure militari prese dal successore di Sekenenra, Kamose, contro il re Hyksos Aweserra Apopi.
Circa cinquant’anni prima di questa scoperta, gli scavi di Carnarvon avevano riportato alla luce una tavoletta in caratteri ieratici che descriveva la genesi del conflitto.
Da principio qualche studioso aveva pensato che fosse un semplice saggio letterario, ma nel 1935 alcuni frammenti trovati sempre a Karnak provarono che la tavoletta Carnarvon era la copia, eseguita da uno scriba, di un’autentica iscrizione storica incisa nel tempio.

Il vincitore definitivo degli Hyksos fu però Ahmose I (Amosis in Manetone), che le generazioni future avrebbero onorato come il fondatore della XVIII Dinastia.

Sposa principale di questo sovrano fu Ahmose Nefertari, forse figlia di Kamose, una delle figure femminili più note della storia egizia.

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