La TV a colori: quando l’Italia arrivò ultima


I primi esperimenti di trasmissione a colore vera e propria avvennero verso la fine degli anni quaranta negli Stati Uniti. Durante questi esperimenti venne messo a punto quello che poi nel 1953 sarebbe divenuto lo standard NTSC (National Television Systems Commitee). Le trasmissioni regolari ebbero inizio sempre negli Stati Uniti nel 1954.

Il 30 dicembre del 1953 la prima TV a colori viene messa in vendita al prezzo di circa 1.175 dollari (circa 9000 dollari ai giorni nostri, 2020), prodotta dalla Admiral Corporation.

I colori arriveranno nel 1967 in Francia, Germania e Regno Unito.

L’Italia, nettamente in ritardo, accoglierà i colori solo nel 1977, nonostante la Rai fosse tecnicamente in grado di trasmettere a colori già dal 1961 (alla nascita del secondo canale).

Il ritardo avvenne per motivi politici.
In quel periodo in Parlamento si dibatte l’adozione del sistema di trasmissione tra i sostenitori del francese S.E.C.A.M. e quelli del tedesco P.A.L..

L’Italia si stava orientando sul sistema migliore, che era il tedesco P.A.L., ma Amintore Fanfani membro della Democrazia Cristiana di cui era stato, e sarà di nuovo poco dopo, segretario, aveva alla Rai un uomo a lui fedele, il direttore generale Ettore Bernabei, e fece pressione per far adottare all’Italia il S.E.C.A.M. francese: Il capo della Quinta Repubblica francese (padrino del S.E.C.A.M.) fece sapere, per interposta persona, che avrebbe ascoltato con orecchio benevolo le richieste di esportazione di prodotti agricoli italiani se si fosse optato per il S.E.C.A.M..

La R.A.I. e l’Istituto Superiore delle PP.TT., per accontentare le istanze francesi, condussero un supplemento d’indagine che scatenò invece un gioco al rialzo fra Germania e Francia soprattutto sul piano politico-industriale.
Bernabei, che non era affatto convinto, ma non poteva dire un no secco a Fanfani, ricorse a un espediente ingegnoso: in occasione delle Olimpiadi di Monaco fece allestire nel salone degli arazzi di Viale Mazzini due file di televisori, una trasmetteva in P.A.L. e l’altra S.E.C.A.M.. E tutti videro la differenza e la Rai si orientò sul P.A.L..
Ma per arrivare al colore ci vollero altri cinque anni, perché l’introduzione del colore fu osteggiata da Ugo La Malfa, fautore di una politica economica pubblica in veste pauperistica, e dal principale sindacato, la Cgil, che evidentemente considerava la televisione a colori un lusso che gli italiani non si potevano permettere.

Anche l’industria automobilistica italiana si oppose, preoccupata che il nuovo consumo durevole (la TV a colori) costituisse una pericolosa alternativa all’acquisto della seconda macchina.

L’Italia, come per tutte le grandi decisioni, si trovò ad essere oggetto di richieste contrastanti dopo che la commissione tecnica si era espressa in favore del P.A.L.

E come risultato ottennero il fallimento dell’industria elettronica italiana, che non vendeva più televisori in bianco e nero e non poteva ancora produrre televisori a colori.

Dopo questa parentesi ebbero luogo altre tergiversazioni anche se era ormai ben chiaro che il P.A.L. avesse vinto la “campagna d’Italia”, ma non fu detta l’ultima parola perché la INDESIT di Torino fece sapere di aver messo a punto, in collaborazione con la SEIMART, un proprio sistema, l’I.S.A. (Identificazione a Soppressione Alternata).

Il Dottor Ballabeni della SEIMART dichiarò che era l’alternativa nazionale alle proposte straniere e che avrebbe risolto, sia l’annoso problema della scelta, sia il dovere di pagare le royalties dovute ai sistemi P.A.L. o S.E.C.A.M..

Ma ormai era troppo tardi e anche se il nuovo sistema era tecnicamente migliore non lo era sotto il punto di vista politico-economico e perciò fu abbandonato.

Finalmente si giunse a l’11 Agosto 1975 giorno in cui il Capo dello Stato emanò il Decreto Presidenziale N°452 con cui ufficializzava la scelta per il sistema tedesco.

Due anni dopo, proprio nel periodo natalizio, l’allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni Vittorino Colombo comunicò al termine delle edizioni serali del TG1 e del TG2 che il 1977 avrebbe decretato la nascita ufficiale della televisione a colori in Italia, passo indispensabile per consentire alla RAI di stare allo stesso livello delle principali emittenti europee. Data stabilita: martedì 1° febbraio.