Tribù nomadi semite presenti nelle regioni tra la PALESTINA e il fiume EUFRATE, si imposero dal III millennio A.C. in MESOPOTAMIA e in SIRIA, ma tuttavia preferirono fondersi con le popolazioni locali, cercando di entrare nelle classi agiate; il loro periodo migliore cade tra il 13° e il 12° secolo a.c. con la conquista di BABILONIA e la relativa diffusione della loro civiltà (ARAMAICA) ai successivi ASSIRI, che adottarono la lingua e la scrittura ARAMAICA come LINGUA DIPLOMATICA MEDIORIENTALE del 1° millennio a.c. utilizzata anche dai PERSIANI dal VI secolo a.c.
Il loro potente Stato ARAM con Capitale a DAMASCO, visse un periodo particolarmente fortunato tra il 12° – 7° secolo a.c. fermato dall’arrivo degli ASSIRI nel 732 a.c.
Grandissima importanza ebbe, nell’area mediorientale antica, la lingua aramaica, originariamente simile a quella fenicia ma poi differenziatasi profondamente da questa a livello fonetico, lessicale e grammaticale.
Nella storia del Medio Oriente si parla della nazione aramea a partire nella seconda metà del II millennio a.C.: un popolo semitico che viveva nella cosiddetta Mezzaluna Fertile, territorio che oggi comprende Israele, il nord-ovest della Giordania, il Libano, il nord e l’ovest della Siria, l’Iraq settentrionale e le terre lungo il fiume Eufrate.
Nelle fonti ebraiche della Bibbia e successive si parla di regni aramei con riferimenti geografici come Aram Naharayim, Padan Aram, Aram Tzova, Aram Damascus e altri.
L’aramaico divenne la lingua franca di queste regioni, parlata anche da altre etnie come gli ebrei, tanto che alcuni dei libri del Tanach sono scritti in questo idioma.
Nel corso del primo millennio a.C. la ribalta toccò al popolo assiro, ma la sua conquista materiale della regione non influenzò l’aspetto linguistico, e l’aramaico continuò a essere la lingua prevalente nella Mezzaluna Fertile per centinaia d’anni.
Per esempio, il Talmud babilonese che è stato formulato nel corso dei primi cinquecento anni dell’èra volgare è pieno di aramaico, così come la scrittura ebraica del periodo geonico a partire dal IX secolo. Gli ebrei come gruppo religioso ed etnico hanno continuato e continuano tutt’oggi a usare l’aramaico come lingua di studio e di preghiera.
Sotto il dominio assiro, vi furono gruppi aramei ben definiti che conservarono il loro patrimonio linguistico e religioso, un fatto fondamentale per spiegare la connessione tra i popoli assiro e arameo fino ai giorni nostri.
I greci e i romani, che governarono il territorio dal quarto secolo a.C fino al quarto d.C., non determinarono la scomparsa di queste comunità di lingua aramaica, che abbracciarono il cristianesimo in seguito all’avvento dei bizantini (ortodossa) alla fine del IV secolo.
È importante ricordare che la lingua araba ha avuto origine nella penisola arabica, la parte meridionale del Medio Oriente, mentre le lingue storiche della Mezzaluna Fertile sono aramaico, assira, persiano ed ebraico.
Le tribù arabe musulmane conquistarono l’area nel VII secolo, obbligando la maggior parte della popolazione a convertirsi all’islam e a fondersi nella cultura arabo-islamica. Religione musulmana e lingua araba divennero la norma nella regione, sostituendo l’identità originale di quei gruppi islamizzati che persero così le loro caratteristiche uniche.
Al contrario, i gruppi rimasti fedeli alla loro tradizione religiosa cristiana continuarono a utilizzare l’aramaico, che è rimasto la lingua liturgica nelle chiese e si è conservato nell’alfabeto scritto dei testi religiosi.
Il popolo siriaco-arameo appartiene alla chiesa ortodossa orientale, ma nel corso degli anni si è suddiviso in diverse denominazioni: maroniti, greco-ortodossi, greco-cattolici, siro-cattolici e siro-ortodossi di Antiochia. Queste nomenclature sono il risultato di distanze geografiche e alleanze sviluppate nel tempo con uno dei tre patriarcati: Roma, Costantinopoli e Antiochia. Una varietà che testimonia la presenza stabile nel tempo delle popolazioni aramee nella Mezzaluna Fertile.
L’unità linguistica e religiosa ha salvato questi gruppi – ciascuno per conto proprio – dall’essere assorbiti nella maggioranza musulmana, soprattutto grazie al divieto di sposarsi al fuori della loro religione, analogamente a drusi, alawiti ed ebrei.
Ecco perché le comunità aramee sono riuscite a sopravvivere nella Mezzaluna Fertile come gruppo etnico, linguistico e religioso.
Motivo, questo, per riconoscerne l’esistenza come etnia a se stante.
Nel 1942, Edmond Mayer scrisse un saggio sui maroniti libanesi e assiri in cui affermava chiaramente che si tratta di discendenti dei popoli assiro-aramei presenti nella zona durante la conquista musulmana del VII secolo. Nel 2005 l’università Al Azhar ha pubblicato una ricerca di Ahmad Makhmad Ali al Jamal in cui il popolo assiro-arameo viene riconosciuto come una realtà in Libano, Siria e Iraq.
I Paesi limitrofi hanno comunità cristiane in cui la lingua parlata – e non solo quella liturgica – è l’aramaico. In Siria troviamo Maalula, Bakhia, Hassake, Qamishli. In Turchia, Tur-Abdin e Mardin. Nel nord dell’Iraq, Qaraqoush, Alqosh, Irbil (la capitale curda), Ankawa. Ci sono prove che fino alla fine del X secolo le città di Basri e Zarta e i loro dintorni nelle montagne libanesi parlavano aramaico.
L’arabo parlato nelle comunità cristiane del Levante si differenzia da quello delle comunità musulmane druse e alawite e sottolinea la segregazione culturale dei cristiani a partire dalla dominazione arabo-islamica nella regione. Questi attributi culturali hanno dato origine al nome siro-arameo o, più in breve, assiro. Il più famoso dei gruppi siriaci sono i maroniti, la maggior parte dei quali vive in Libano. Alcuni dei loro testi di preghiera sono in aramaico.